Il romanzo Lo scarabocchio di Cinzia Nazzareno tratta un tema delicato e ancora molto dibattuto.
La protagonista della storia è Albina, studentessa universitaria intenta a fare ricerche per la sua tesi in sociologia. Desiderosa di fare bela figura con il relatore che stima profondamente, si appresta a scrivere una relazione su un fatto scandalistico realmente avvenuto che abbia avuto una grossa impronta sulla società del passato di una piccola città.
Per realizzarla al meglio, Albina, ambiziosa e con il segreto desiderio di ricavarne magari un libro, coinvolge la nonna Camilla e la spinge a farsi raccontate una storia reale che causò scalpore durante la sua giovinezza. Il protagonista dello scandalo della piccola cittadina di Olmo è Gianni, ultimo figlio di Filippo e Caterina, che fin dalla nascita manifesta atteggiamenti e comportamenti effeminati e ambigui.
Filippo, pur amandolo molto, non riesce a sopportare l’idea che al proprio figlio manchi la virilità, che da sempre contraddistingue la sua famiglia. Dopo averlo visto in compagnia di un uomo e dopo aver sentito i primi pettegolezzi circolare, Filippo decide di allontanare Gianni dalla propria casa per proteggerlo dalle cattiverie della gente e per difendere la sua vulnerabilità. Lo manda dalla sorella Mila a Roma dove Gianni si sente finalmente libero di diventare Genny, ma purtroppo il mondo non sembra ancora pronto ad accogliere la diversità.
Questo romanzo, scorrevole e con uno stile molto semplice e chiaro, induce principalmente il lettore ad una riflessione: accettiamo la diversità? Accettiamo le persone che hanno il coraggio di mostrarsi apertamente per ciò che sono, senza bisogno di fingere o di mostrarsi dietro ad una maschera?
Personalmente penso che spesso “il diverso” possa spaventare, abbiamo paura di allargare i nostri orizzonti, siamo talmente abituati a concentrarci solo sul nostro orticello, che quando si presenta qualcosa che ci sorprende ci copriamo con un paraocchi. Le persone come Gianni hanno il coraggio di urlare al mondo ciò che sono davvero, imparando, seppur con difficoltà, ad ignorare il giudizio della gente. E allora seguiamo un po’ di più il suo esempio, non importano le etichette o le definizioni, l’importante è essere ciò che davvero siamo.
In collaborazione con Bonfirraro Editore.