A “Tempo di Libri”, la fiera del libro tenutasi a Milano durante il mese di Aprile, ho partecipato all’incontro con Simonetta Agnello Hornby e Sara Scarafia dedicato a Jane Austen, in occassione del duecentesimo anniversario della sua scomparsa.
“Un libro eterno che stava nell’aria” ha ribadito più volte la Agnello Hornby riferendosi al romanzo più celebre della Austen, “Orgoglio e Pregiudizio”.
Ed effettivamente Jane Austen nei suoi libri non presenta informazioni dettagliate sul tempo, sulla moda o sui costumi dell’epoca: mostra più che altro un presente che si sposta su un piano temporale orizzontale.
Nei suoi romanzi i personaggi sono quasi tutti giovani, sono presenti pochissimi anziani o bambini, quasi come se il tempo non scorresse mai, come se rimanesse immobile nell’età più bella della vita: quella della giovinezza, dove tutto sembra possibile e tutti i sogni facilmente raggiungibili.
Dei pochi anziani che popolano i suoi libri, Jane ne parla quasi con tristezza e rassegnazione, come se per loro la vita fosse ormai al tramonto, come se fossero spenti. Le sue morti nel libro saranno quattro o cinque al massimo, molto più spesso i personaggi scompaiono, partono per viaggi lontani o semplicemente non si fanno più vedere.
Queste “morti mancate” sono una probabile compensazione dei lutti che ha dovuto affrontare durante la sua vita reale, come se attraverso i suoi romanzi volesse creare un mondo immaginario dove la morte non domina l’uomo.
Neppure i disabili sono presenti, i suoi personaggi sono quasi tutti nel pieno delle forze e della salute, eppure Jane aveva un fratello con delle disabilità che fu ceduto, a sei anni, dalla sua famiglia ad una vicina.
Forse è proprio questa la funzione dei suoi libri: una sorta di catarsi esistenziale, un’immersione in un mondo “fantastico”, meno doloroso di quello reale, dove fuggire e nascondersi per prendersi una pausa dalle sofferenze tangibili della sua vita.
Per quanto riguarda lo stile, Simonetta Agnello Hornby sottolinea come le parole di Jane in inglese siano “musica” per il lettore: i suoi testi scorrono con delicatezza e tutto viene raccontato attraverso qualcos’altro, introduce ad esempio i personaggi o gli avvenimenti attraverso accenni o descrizioni della natura, delle stagioni e della pioggia.
Secondo la Agnello Hornby, il predecessore di Jane Austen è “La storia di Genji Monogatari”, un romanzo del XI secolo scritto da Murasaki Shikibu, una dama giapponese impoverita figlia di un cortigiano. Genji viene considerato da Simonetta come un “fratello” di Elizabeth, la protagonista di “Orgoglio e Pregiudizio”.
Il protagonista giapponese infatti è, come Elizabeth, un personaggio moderno che passa il suo tempo a godersi la vita senza nuocere a nessuno ma allo stesso tempo in modo inusuale, senza essere prigioniero delle rigide regole della società.
Anche le eroine austeniane sono moderne, sono donne forti e determinate, basti pensare a Elizabeth: dopo il primo incontro e il primo ballo con Darcy, Lizzie, nascosta, lo sente parlare di lei con un amico riferendosi a lei come una ragazza “non bella”.
Questo dovrebbe essere un motivo di vergogna per una ragazza normale, invece Lizzie, forte e sicura di sé, rivela il pettegolezzo alle amiche e prende addirittura in giro Darcy, che poi si innamorerà di lei, durante il corso della loro conoscenza.
Jane, come le sue eroine, è una donna moderna che ha rivoluzionato il romanzo. Sapeva di valere, non ha avuto il meritato riconoscimento perché era donna ed era povera; ma nonostante non ebbe in vita il successo che avrebbe voluto, ha continuato, con determinazione a scrivere.
Jane, prima che una scrittrice, era innanzitutto una lettrice: il padre le lasciava a disposizione la sua biblioteca e quindi per lei era facile avere accesso ad un ampio numero di libri, anche quelli più scabrosi tipici del Settecento inglese, a volte osceni e terribili, altre semi-gialli gotici, scritti da uomini dietro lo pseudonimo femminile, come fece ad esempio Walter Scott.
Secondo Simonetta gli scrittori del panorama inglese più importanti, da leggere per comprenderne appieno la cultura letteraria, oltre a Jane, sono Dickens e Shakespeare.
Personalmente amo Jane Austen e i suoi libri, penso che per apprezzarla davvero sia indispensabile leggere i suoi romanzi non fermandosi ad un primo livello ma provare ad andare oltre: non bisogna soltanto focalizzarsi sulla trama, che ad alcuni potrà anche sembrare banale o dedicata ad un pubblico prettamente femminile, ma è necessario lanciarsi più in alto, andare a scoprire, dietro le sue parole cosa si nasconde. Jane costruisce i suoi personaggi anche a livello psicologico, mostra le sue eroine come donne da prendere come modello di vita per forza e determinazione.
Presenta alle donne di tutti i tempi e di tutti i luoghi la possibilità di cambiare, di evitare la passività e di diventare protagoniste della propria vita. Ed è questo l’augurio che faccio a tutte le donne, quello di essere un po’ di più come Jane, che continua a scrivere anche senza riscuotere un iniziale successo, che continua ad inseguire i propri sogni, e un po’ più come Lizzie, che invece di piangere davanti ad un giudizio negativo ricevuto da un uomo, ci ride sopra.