Eri la mia lunga estate caldissima,
le striature di sale che bruciano sulla pelle abbronzata,
le capriole di odore di mare che si infrangono nei polmoni
come le onde sullo scoglio.
Eri i milioni di secondi trascorsi
ad occhi chiusi sdraiati sotto il sole,
per fingere d’essere altro,
per fingere d’essere migliore.
Eri il brivido che giunge puntuale
quando spunta la sera
e passa la calura,
arriva la brezza e
la voglia di indossare la maschera,
diabolico nascondiglio,
per credersi ancora vivi.